Portiera

“Nel morbido paesaggio al seguir dei Tasso”

 

IL NOME “PORTIERA”

Le vere origini del nome Portiera sono ad ora incerte. Antiche credenze popolari narrano che il nome derivi dal fatto che la frazione fosse un porto sulle sponde di un lago, situato nei pressi di San Giovanni Bianco, sul quale oltre a tale frazione si affacciava anche Cornalita.

Veduta della frazione; sullo sfondo Camerata Cornello

Uno dei primi documenti che attestano il nome della frazione risale al 1580 nella mappa “Transpadana Venetorum Diti” all’interno della Galleria delle carte geografiche dei  Musei Vaticani. In questa rappresentazione la Frazione venne chiamata “Toronera”, non sappiamo se fosse l’antico nome o una storpiatura da parte di chi rilevò o rappresentò tale mappa.

Dettaglio della mappa “TRANSPADANA VENETORUM DITI”

Nel 1596 Pietro Ragnolo sulla mappa della Valle Brembana, dipinta per Giovanni da Lezze, nomina la frazione come “Porchera”. Stesso nome venne attribuito nelle successive mappe di “S.Sanson” del 1696, di “J.B. Nolin“ del 1702 e di Pietro Ridolfi nel 1718. Allo stesso tempo altri documenti scritti (ad esempio la relazione di Giovanni Da Lezze del 1596) si contraddicono con le mappe, attribuendo il nome di “Portiere”.

Possiamo sostenere l’ipotesi che la frazione si chiamasse da origini remote “Portiera”, forse per il fatto che poteva essere un antico porto commerciale sulla Via Mercatorum (PORTI –ERA → era un porto), allo stesso tempo però altri territori della frazione hanno un nome in cui si ripete “ERA” (Via Prati dell’Era, posta fra la frazione Portiera e quella del Bosco). Non sappiamo ad oggi se considerarsi una casualità o se abbiano una relazione. Possiamo ipotizzare che i diversi nomi attribuitegli nella storia e nei vari documenti fossero storpiature o mal trascrizioni di artisti/rilevatori che mal capivano il dialetto Bergamasco. Documenti successivi attribuiscono alla frazione nominativi “simili” all’attuale.

 

LA FRAZIONE

Immagine aerea del territorio

Frazione di San Giovanni Bianco disposta sul lato destro della Valle; difronte al comune di Camerata Cornello. Portiera è costruita a ridosso dell’antica Via Mercatorum tra i borghi di Cornello dei Tasso e Grumo.

Ricostruzione del fronte porticato della Piazza come doveva presumibilmente presentarsi – L’Annunciazione, olio su tavola nella chiesa della frazione

Immagine invernale della Piazza, anni ’60

Presenta una parte antica di origine antecedente ai primi secoli dell’anno mille. Ora, seppur più volte rimaneggiata, rappresentata dai bei caseggiati in linea che racchiudono la principale piazza del borgo. Questa presentava un lato interamente porticato ed era chiusa da una grande porta nel lato verso valle.

Il borgo storico ha la particolarità di non chiudersi su sé stesso o nella sua piazza, ma di essere costituito da più costruzioni in linea il cui asse è rivolto a “raggiera” verso la sponda opposta del Brembo.

Alcune costruzioni dell’antico borgo sono state perdute (come una porzione della chiesa) e non è possibile risalire completamente alla conformazione dell’edificato dei secoli addietro.

Attualmente “Portiera” ha una popolazione di circa 60 abitanti fissi, con numerose famiglie di giovane età.

E’ un borgo racchiuso tra i verdi prati e alberi da frutto. Si giunge da una strada che si collega al comune di Camerata Cornello o dalla Via Mercatorum sulla sponda opposta del Brembo a seguir dei Tasso (Cornello dei Tasso)

La frazione presenta ai suoi piedi una piccola area industriale, la Via Centrale Bergamasca.

Passati ricordi: la visita di Mons. Clemente Gaddi, 1970; 

 

 

LA CHIESA

La chiesa della Portiera vanta origini remotissime. Nulla di preciso possiamo affermare, circa l’epoca nella quale venne edificata la chiesa primitiva, né a riguardo dell’anno della sua consacrazione.

I primi documenti che ne accertano l’esistenza sono della meta’ del 1200 nei quali viene inserita la frazione nei territori sottostanti la giurisdizione della parrocchia di San Pietro d’Orzio.

Il Giovanni da Lezze nel 1596 menziona l’esistenza di un “oratorio” dedicato a San Francesco d’Assisi e a Santa Maria “ad Helisabeth” (Visitazione di Maria a Santa Elisabetta). Viene descritto come ampio ma in condizioni precarie e per di più adibito dalla popolazione ad usi profani (usato come fienile).

Sempre nella relazione del Capitano di Bergamo si tratta dell’esistenza di un “legato” di un prato “dell’acqua” che obbligava settimanalmente la celebrazione della S. Messa.

Alla fine del 1500 un altro atto testimonia un fatto curioso. Furono infatti rubati il prezioso calice e la patena d’oro (tutt’oggi utilizzati nella santa messa del patrono San Francesco d’Assisi) dalla chiesa e che non si sarebbe celebrato il culto sino a quando tali oggetti non si fossero ritrovati. (fortunatamente qualcuno ci ripensò e riconsegnò il bottino)

La chiesa primitiva doveva essere molto più grande di quella attuale. Testimonianze storiche giunte a noi oralmente da più generazioni sostengono la presenza di una chiesa più ampia. Tali documenti orali possono ritenersi veritieri o almeno aventi solide fondamenta.

Da passate opere di restauro (rifacimento del sagrato) si è infatti rilavata la presenza nell’attuale sagrato della chiesa della continuazione per circa 10 metri delle murature perimetrali dell’antica costruzione, contigue a quelle ancor oggi “in piedi”. Altro fattore che aumenta l’ipotesi della presenza di una chiesa più ampia è stato rilevato durante gli interventi di conservazione della facciata effettuati nel 2010. Si notò che il prospetto attuale è stata ottenuto dal tamponamento di un’antica arcata dipinta (l’arco trionfale) che separava il presbiterio (attuale chiesa) dalla navata (ora scomparsa).

Attualmente la piccola chiesa vanta la presenza di un prezioso affresco che copre completamente la parete “post altarem” attribuito a Simone II Baschenis di Averara.

Al centro dell’affresco, all’interno di un ricco portale con trabeazione finemente decorato da “grottesche”, sono rappresentati San Francesco d’Assisi e Sant Elisabetta in preghiera verso la Madonna della Mercede in trono. Ai lati, su due podi marmorei, San Pietro e San Rocco.

Porzione della parete affrescata di sfondo all’altare

La parte sommitale del dipinto (timpano con la colomba dello Spirito Santo) è di epoca successiva al restante affresco. E’ un’aggiunta effettuata quando si trasformò la copertura della chiesa a due falde andando a coprire parte dell’affresco cinquecentesco (più precisamente sopra la testa di S. Pietro e S. Rocco) come dimostrano saggi oltre le coperture effettuati durante gli ultimi restauri.

Ricostruzione dell’affresco nella sua parte sommitale

Le altre pareti della chiesa sono intonacate e dipinte con motivi geometrici. Sempre saggi effettuati puntualmente su tali murature hanno evidenziato la presenza sotto l’attuale strato di intonaco di altri affreschi.

Il prezioso dipinto fu scoperto nel 1932 mentre si stavano compiendo dei lavori per la costruzione di un altare di marmo per la statua di San Francesco. Precedentemente l’affresco era ricoperto da uno strato di intonaco posizionato nel ‘600 all’epoca della peste.

L’allora parroco Don Angelo Mosca scrisse nel suo “chronicus: “tale chiesina è in uno stato deplorevole con minaccia di cadere, il parroco ha sentito il bisogno di ripararla urgentemente prima che avesse a rovinarsi completamente. Durante i lavori (si stava posizionando un altare marmoreo per la statua di San Francesco) si scoperse l’affresco…” “il parroco credette bene di avviare il restauro dell’affresco e del quadro che copriva in parte l’affresco. Il quadro dopo il restauro venne portato nella parrocchiale. La chiesina venne completamente restaurata dalla ditta Frana di Gandino. Tale opera riuscita comportò una grave spesa”.

Come appena citato, alla Portiera si trovava una pala d’altare. Questa era un’opera di Carlo Ceresa ora situata sulla porta laterale della parrocchiale di San Pietro d’Orzio.

Il dipinto, olio su tela datato 1645, rappresenta la madonna in gloria venerata da Sant’Anna, San Francesco e due anziani devoti (coloro che commissionarono il quadro, più precisamente i coniugi “Zupponi” del Cornello e forse lo stesso Lione Zupponi che nel 1635 fu nominato dal Doge “curriero maggiore e deputato al governo delle poste”); in una scena immersa in un lievitare di manti e nubi con degli angeli aventi il viso dei piccoli figli del Ceresa. Altre sette tele adornavano la piccola chiesa, ma furono vendute.

Dipinto del Ceresa ora posto nella Parrocchiale

Particolare di uno dei vari Crocefissi (posto sopra la fontana della frazione) posizionati nell’Anno Santo 1933.